martedì 19 luglio 2011

CÒNTUSU: “SU BESTIRI NÕU PO SA FESTA”

Nei nostri paesi la tradizione vuole che, per la festa del Santo Patrono, si indossi un abito nuovo. Fino agli anni ’60 del secolo scorso, gli abiti venivano confezionati dal sarto (su maist‘e pànnusu).
Nei primi anni del ‘900, Tziu Franziscu decise di andare a Oristano per vedere la Festa di Sant’Efisio, che si teneva di domenica.
Ne parlò con la moglie Zuannica, desideroso di portarla con sé. Lei, invece, espresse il desiderio di voler andare al Santuario del Rimedio, per confessarsi e fare la Comunione.
Essi, pertanto, dopo un po’ di discussioni, si accordarono. Tziu Franziscu, col suo servo preferito Zuseppi, sarebbe andato a Oristano, mentre Zuannica, con la serva Filomena, sarebbe scesa al Rimedio. E così fecero.
Franziscu, il nostro anziano ricco possidente, bestiu a festa” (vestito a festa), fece salire sulla sua carretta la comitiva e tutti insieme partirono.
I festeggiamenti per S. Efisio furono, come al solito, molto belli e ricchi e anche la processione fu molto interessante.
Franziscu, prima di ripartire, comprò mostaccioli, noccioline e pistacchi, tanti da riempire, quasi, la bisaccia di Zuseppi.
Al rientro, al Rimedio, quando salirono Zuannica e Filomena, Franziscu raccontò di alcuni episodi della festa e in modo particolare evidenziò l’eleganza dei notabili Oristanesi (is conca' mànnasa de Aristãisi).
Disse che questi indossavano bellissimi abiti, resi ancora più belli da un meraviglioso corpetto, con la catenina in argento dell’orologio, che pendeva dal taschino sinistro, in basso, e, nel taschino di destra, faceva bella figura un astuccio in argento porta tabacco. Non solo, ma essi camminavano baldanzosi e fieri, con i pollici conficcati nei taschini e petto in fuori.
Appena la comitiva rientrò a casa, Tziu Franziscu inviò Filomena a chiamare il compare preferito Zuanni, su Maist‘e pànnusu.
La domestica, furbastra, era in combutta con il sarto, infatti lo informava sempre in anticipo delle intenzioni de su meri (il padrone).
Zuanni, presentandosi al compare, chiese:
“E itta chèridi oi 'ompari ?" (1)
Tziu Franziscu, tutto giulivo, rispose:
Aah…. ollu ũ bellu bestiri nõu po Sant’Anna… nd’appu biu unu ĩ Aristãisi… 
Càstia, mi ddu dèppisi fai cũ i bussottèddasa ananti, innoi! (2)
e, già vedendosi con i pollici conficcati nei taschini del suo corpetto e petto in fuori, continuò a descrivere l’abito indossato dai notabili oristanesi.
Il sarto, già pensando allo scherzo che avrebbe fatto al compare, con un giunco gli prese le misure.

 Processione di Sant'Anna 

Il ventisei Luglio, il giorno della festa, alle nove del mattino, Tziu Franziscu, molto preoccupato perché il sarto non gli aveva ancora portato l’abito nuovo, fece chiamare sa tzaracca (la domestica):
"Tocca... bai currendi de 'ompai Zuanni a ddu tzerriai, ca no m'adi bettiu ancora su bestiri nõu!" (3)
 E proprio in quel momento, apparve il sarto con l’abito tanto desiderato.
Porca miseria, séusu  ĩ arritardu!  esclamò Tziu Franziscu,
Ajò… andàusu, andàusu!(4) e, indossato l’abito, uscì di casa avviandosi con i familiari, frettolosamente, in chiesa.
Durante la processione, per le vie del paese, il sarto burlone e i suoi amici, che erano a conoscenza dello scherzo preparato a danno di “Tziu Franziscu s’arriccu”, camminavano chi di fianco e chi dietro di lui, per godersi la scena.
A un certo punto, Tziu Franziscu, volendo imitare i ricchi oristanesi, a petto in fuori, tentò, a più riprese, d’infilare i pollici nel taschino del corpetto senza riuscirci. Si rivolse irritato al compare:
E itta tiau adi fattu, ‘ompari? 
No ìntranta is pòddighi' mànnusu innoga!(5)
Tutti gli amici del sarto e quelli che erano vicini fecero una grande risata, divertiti per la scena, mentre Zuanni, sforzandosi di apparire serio, gli chiese:
“’Ompari, itt’esti sutzédiu? Ddi domandu 'scusa...(6)
Controllato il corpetto, dopo aver tolto la semplice imbastitura dai taschini, esclamò:
Maradittu siada… 
Deppid’essi stèttiu su ssienti, chi si nd'esti scaréssiu. 
Candu tòrrada, ddi zau ũa surra!(7)

NOTE:
“SU BESTIRI NÕU  PO SA FESTA”  IL VESTITO NUOVO PER LA FESTA

(1)   e itta chèridi, oi, 'ompari ?   Cosa vuole, oggi, compare ? 
(2)   “Aah…. ollu ũ bellu bestiri nõu po Sant’Anna… nd’appu biu unu ĩ Aristãisi… càstia, mi ddu dèppisi fai cũ i bussottèddasa ananti, innoi!” Aah... voglio un bel vestito nuovo per Sant'Anna... ne ho visto uno ad Oristano... guarda, me lo devi fare con i taschini davanti, proprio qui!
(3)   Tocca... bai currendi de 'ompai Zuanni a ddu tzerriai, ca no m'adi bettiu ancora su bestiri nõu! Sbrigati...vai di corsa da compare Giovanni a chiamarlo, visto che non mi ha portato ancora il vestito nuovo! 
(4) “Porca miseria, séusu ĩ arritardu!” “Ajò… andàusu, andàusu!” Porca miseria, siamo in ritardo per la messa! Dai... svelti... andiamo, andiamo!
(5) “E itta tiau adi fattu, ‘ompari? No ìntranta is pòddighi' mànnusu innoga!" Che diavolo ha fatto, compare? Non entrano i pollici qui (nei taschini)!
(6) “’Ompari, itt’esti sutzédiu? Ddi domandu 'scusa...” Compare, cosa è successo? Le chiedo scusa.
(7)  “Maradittu siada… deppid’essi stèttiu su ssienti, chi si nd'esti scaréssiu. Candu tòrrada, ddi zau ũa surra!” Che sia maledetto... dev'essere stato l'apprendista che si è dimenticato. Quando torna gli do una sussa!


Testo di Giuseppe Mocci  - Tutti i diritti riservati

Editing G.Linzas
Revisione dialetto riolese B.Sulas


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