martedì 20 settembre 2011

CÒNTUSU: "SU CASTEDDAIU E SU SEDDORESU" - di Giuseppe Mocci

Unu Seddoresu, una borta chi ci fìada beniu a Casteddu, 'ìada pérdiu su trenu po torrai a bidda(1).
Era successo che Leonardo da Sanluri, trovandosi un giorno a Cagliari per commissioni varie, alla fine, concluso i suoi affari, si fermò in un’osteria di via Garibaldi per salutare un suo caro amico.
Era già sera e il suo treno, che lo doveva riportare a Sanluri, partiva alle ore 21,00. Salutato l'amico egli fu interpellato da un avventore “casteddàiu”, con l'intento palese, di voler prendere in giro “unu bidduncu”.
Leonardo non si fece pregare, accettò la sfida e ad una battuta seguiva un’adeguata risposta. La cosa durò a lungo e Leonardo, preso dalla foga di rispondere per le rime a “su casteddàiu”, non si ricordò del treno.
A un certo punto egli vide sulla parete dell'Osteria un pendolo che segnava 21,30 ed esclamò: “Cessu, ca appu pérdiu su trenu! Maradittu sìasta, su casteddàiu pudésciu!(2).

Foto d'epoca: Cagliari, via Roma

Sconsolato e triste Leonardo si avviò in via Roma alla ricerca di un albergo.
Qui giunto entrò in un albergo modesto ma a lui confacente, e chiese al ricevimento il prezzo di una stanza per la notte. Conosciuto l'ammontare della spesa egli fece il seguente ragionamento: “L'albergo mi costa 40 lire, cena compresa; se prendo una carrozza (allora non esistevano ancora i tassì) per rientrare a Sanluri non mi basteranno 60/80 lire”. Concluse, quindi, per l'albergo.
Leonardo chiese allora al ricevimento di assegnargli una piccola stanza, ma non matrimoniale con la speranza di risparmiare qualcosa. Gli fu risposto: “La stanzetta c'è, ma è senza bagno e con la cena il prezzo è di 40 lire”.
 “Va bene!”, rispose Leonardo e, in silenzio, disse a sé stesso: “Miga seu maccu! Deu bagnu, in tempus de ierru, non di fazzu nudda(3). Quindi si avviò al ristorante.
Qui fu fortunato, perché l'albergo festeggiava il decimo anno di attività e offrì agli ospiti una ricca e variegata cena, conclusasi con molti dolci sardi e digestivi.
Dopo cena, Leonardo prese le chiavi della sua stanzetta e si avviò a coricarsi.
Durante la notte, a causa forse dell'abbuffata a cena, accusò un forte mal di pancia e lo stimolo pressante per andar di corpo. Si alzò di scatto, accese la luce e guardò tutt'intorno alla ricerca del cesso; ma il suo cesso non c'era.
Allora aprì la finestra con l'intento di fare i suoi bisogni fuori, ma la stanza era al quarto piano. All’improvviso si ricordò di avere nella giacca una copia del giornale “L'Unione Sarda”. La prese subito, la distese sul pavimento e finalmente poté andare di corpo.
Leonardo ora non sapeva come liberarsi del contenuto del giornale. Pensa e ripensa, alla fine esclamò a bassa voce: “A sa facci de su Sìndigu de Casteddu, deu ci fùlliu tottu in via Roma!(4) e, aperta la finestra, lanciò l’involucro del giornale, il cui contenuto colpì la parte superiore dell'apertura della finestra e parte del soffitto, mentre il giornale svolazzò fuori.
Su Seddoresu, penzendi a su Sìndigu de Casteddu(5), ebbe quasi vergogna e non dormì per tutta la notte. Poi, all’alba, pensando di aver trovato la soluzione, chiamò un cameriere e, tenendo in mano in bella mostra due banconote da dieci lire, gli chiese il favore di pulire i muri e il soffitto, indicandoli con l’indice destro e dandogli le banconote.
Il cameriere, nel vedere lo scempio, rimase assai meravigliato e preoccupato. Dopo qualche secondo, girandosi verso Leonardo gli disse: “Deu seu casteddàiu de Stampace, miga seu de Pompu! In trint’annus de camerieri non appu mai bistu una cosa aicci! Néridi, Sa Signoria, si vosteti mi nàrada comenti ari fattu a dda fai in pitzus a sa fronesta, deu a vosteti ddi ‘ongu centu francus!(6).


NOTE:
1) Un Sanlurese, una volta che venne a Cagliari, perse il treno per tornare in paese.
2) Che disgrazia, ho perso il treno! Che sia maledetto, il cagliaritano puzzolente!
3) Mica son matto! Io del bagno, in periodo invernale, non ne faccio nulla.
4) Alla faccia del Sindaco di Cagliari, io butto tutto l'involucro in via Roma!
5) Il Sanlurese, pensando al sindaco di Cagliari.
6) Io sono un cagliaritano di Stampace, mica son di Pompu! In trent'anni di servizio da cameriere non ho mai visto una cosa simile. Ascolti, Signore, se Lei mi dice come ha fatto a farla nel soffitto e sopra la finestra, Le do io cento lire!

Testo di Giuseppe Mocci - Tutti i diritti riservati
Si ringrazia per la collaborazione Benedetto Sulas.

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