sabato 19 maggio 2012

"ERA DI RIOLA LA LAVANDAIA DI SÜSKIND ?" - di Benedetto Sulas

Tantissimi anni fa veniva a casa, in compagnia di una nipote, per recitare il rosario con mia mamma, una signora vecchissima, quasi centenaria: tzia Zuseppa.
Finite le cinque poste del rosario l’anziana donna si intratteneva ancora per qualche ora per rievocare i ricordi a volte felici, a volte dolorosi della sua lunga esistenza.
Per me che ascoltavo attentamente, erano storie affascinanti.
Un giorno, parlando della propria famiglia, disse che una zia di sua nonna aveva lavorato come donna di servizio presso l’arcivescovado di Oristano, essendo arcivescovo Mons. Del Carretto (*), persona eccellente come tutti gli arcivescovi.
In questo periodo, secondo quanto era stato raccontato a tzia Zuseppa da questa sua parente, una famiglia poverissima di Riola, versando in condizioni miserevoli, aveva chiesto aiuto all’arcivescovo.
L’alto prelato, informatosi bene sulla reale condizione della famiglia, prese a cuore il caso e s’impegnò per trovarle una sistemazione onorevole. Dopo aver ben riflettuto, propose al capofamiglia di emigrare in Francia, dove c’era del lavoro sicuro e ben retribuito.
L’uomo non vedendo altre alternative accettò la proposta e, un giorno, partì per il paese straniero lui, sua moglie e i tre figli ancora piccoli: due maschietti non ancora adolescenti e una femminuccia di due anni.
Prima che partissero, l’arcivescovo diede loro una piccola somma di denaro per il viaggio e per le prime necessità e una lettera di raccomandazione da consegnare al vescovo della diocesi del paese dove erano diretti.
Tzia Zuseppa, ripetendo quanto le aveva confidato la serva di Monsignore, diceva che la località era vicina a Nizza, ma non ne ricordava il nome.
La famigliola era riuscita a trovare alloggio in una casupola di campagna e il capofamiglia aveva trovato lavoro come raccoglitore di erbe aromatiche che poi avrebbe venduto a una fabbrica di profumi. In questo lavoro veniva aiutato anche dai due figli maschi, sebbene ancora piccoli.
La moglie lavorava da domestica presso una famiglia benestante e portava con sé la piccola.


Questa triste storia mi tornò alla mente qualche tempo fa, mentre leggevo quello strano libro di Patrick SüskindIL PROFUMO”.
Con un senso di raccapriccio lessi: “Di nuovo le vittime erano fanciulle bellissime, di nuovo appartenevano a quel tipo melanconico dai capelli neri, di nuovo furono trovate in campi di fiori nude e coi capelli tagliati, con una ferita da botto sotto la nuca. Di nuovo non c’era traccia del colpevole.
E ancora: “Pochi giorni dopo il duplice omicidio, si trovò ancora il cadavere di una fanciulla, conciato come i precedenti. Questa volta si trattava di una lavandaia sarda del palazzo vescovile, che era stata uccisa vicino al grande bacino d’acqua della Fontaine de la Foux, dunque proprio davanti alla città.
Lessi e rilessi tutte le parti del libro dove si parlava dei molteplici omicidi. Non vi era il nome, tantomeno il paese d’origine delle vittime.
Ma il fatto che la lavandaia trafficasse nel palazzo vescovile, che fosse stata uccisa nel 1764, che il padre lavorasse nel campo delle erbe aromatiche ed abitasse a Grasse, città non lontana da Nizza, non potevano essere pura casualità.
Tutto concorreva a far affermare che la bellissima ragazza uccisa dal J. B. Grenouille fosse la bambina di un tempo, partita da Riola all’età di due anni, assieme alla famiglia.
Ho fatto delle ricerche per sapere quale fosse il suo nome e quale il suo cognome. Nessuno ricorda niente. Solo due persone anziane hanno detto di aver sentito da gente ancora più anziana, ormai morta, che una famiglia, in tempi lontanissimi era partita per la Francia in cerca di fortuna. Nessuno ricordava altro.

Note:
(*) MONS. DEL CARRETTO (1746 - 1772)

Testo di Benedetto Sulas - Tutti i diritti riservati

Nessun commento:

Posta un commento