sabato 11 agosto 2012

“I RIOLESI E LA VERNACCIA” di Benedetto Sulas

grappoli di uva Vernaccia

Nell’opera La Sardegna paese per paese, scritta dall’Angius e curata dal Casalis, si parla anche di Riola, com’era a metà dell’Ottocento. 
Dopo aver descritto la posizione geografica, il clima (malsano), e il territorio, l’autore lamenta la mancanza di fonti di acqua potabile in territorio di Riola e dice testualmente:
… e gli abitanti devon bevere, quando viene agli uomini la rara voglia di bevere acqua da un pozzo, detto di S. Quirico, perché prossimo all’antica, oggidì rovinata, chiesa di S. Quirico”. 
L’Angius dice “quando viene agli uomini la rara voglia di bevere acqua”. Se ne deduce che di questo liquido ne bevevano poco.
Se continuiamo a leggere, l’autore dice:
Il vigneto è assai vasto… la vendemmia copiosa e il mosto buono. La vernaccia è il vino che bevesi comunemente e in abbondanza. È un supplemento dell’acqua”. 
Quindi si beveva più vernaccia che acqua; questo dice l’Angius. Tuttavia anche se grandi bevitori “i Riolesi sono gente laboriosa e tranquilla, ma poco industriosi”, continua lo scrittore. 
Sicuramente la vernaccia era buona. Probabilmente però, lo era anche il vino nero (rosso), se un altro autore, però dei nostri giorni, Sergio Atzeni, precocemente scomparso, nel suo libro intriso di poesia “Passavamo sulla terra leggeri”, parla di vino rosso di Riola di ottanta e di cent’anni. 


Tratto dal libro “Brevi cenni sul dialetto di Riola (e di Baratili)” di Benedetto Sulas - Edizione “S’Alvure” 2008 - Tutti i diritti riservati. 



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