mercoledì 8 agosto 2012

UNA LEGGENDA RIOLESE: “SA SANNORA DE S’ONNIGARZA”

S’Onnigarza” è una località nelle vicinanze di Riola, situata a nord-ovest del paese, lungo la Strada Riola-Cuccuru Mannu.
Qui, durante il periodo giudicale, esisteva un castello del quale ancora nell’'800 (secondo quanto scritto dall’Angius nel Dizionario del Casalis) erano visibili le rovine di una torre; mentre, fino a non molti anni fa, si scorgeva un ampio fossato e un tratto di muro in conci di arenaria affioranti sul terreno agricolo.
Il “castello" era ubicato sopra una lieve altura, circondato da una rete di canali sfocianti a Mar’e Foghe e dotato di un ponte per attraversare il fossato.
La leggenda vuole che il castello fosse abitato da una castellana bella e ricchissima, Sa Sannora de S’Onnigarza, che usciva soltanto in occasione delle più solenni festività per recarsi a sentire messa nella chiesa parrocchiale di Riola o nella chiesetta di San Quirico, allora esistente.
Nella fantasia popolare questa donna era assurta a simbolo di potere, ancora feudale, e a espressione di bellezza e di superbia.
Le mani della dama furono celebri, tant’è che quando si voleva ironizzare sulle povere mani martoriate dal lavoro delle contadine Riolesi, si usava dire: No pòttada i màũsu de sa Sannora de S’Onnigarza!.
Si narra che Sa Sannoragiungesse dal castello al paese sulla sua barca, in compagnia di damigelle, con codazzo di valletti, rematori e armigeri, nelle sue vesti sontuose, carica di gioielli, forse in costume, ma con sfarzo di sete, di broccati, di tulle, di ricami.
Dal fossato del castello, la barca s'inoltrava nelle paludi e nel canale di Mar’e Foghe, e navigando nel rio raggiungeva le sponde dell’antica Chiesa di Santa Corona.

Chiesa medievale di Santa Corona vista dal fiume

La dama era tanto bella, ma tanto delicata e altera che pare sia morta per una goccia di rugiada.
Forse una notte d’estate la bellissima castellana avrà schiuso la finestra della sua stanza, avrà respirato l’aria della palude mista al lieve sentore di mare che proveniva attraverso le dune dalle coste del Sinis, e una goccia di rugiada, pianto della notte senza stelle, sarà caduta sulla candida pelle della Signora, uccidendola.
Ancora oggi, un antico modo di dire riolese fa riferimento a questa leggenda e alla delicatezza della castellana:
Za sesi pagu delicada... 
no ast’essi mancu sa Sannora de S’Onnigarza, ca esti motta po ũ ‘stìddiu de arrosada!

Nota:
Il toponimo “S’Onnigarza” deriva dalla trasformazione dell’antico toponimo “Donnigala”, nome che in epoca giudicale si dava a quei casali che appartenevano al patrimonio del donno, cioè del re o Giudice.

Fonti utilizzate
“Riola Sardo Villa Giudicale” di Giuseppe Pau e Raimondo Zucca; 
Sito internet del Comune di Riola Sardo.

Post a cura di Gilberto Linzas 

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